16 novembre 2012

Capitolo Bianco: Quei Bravi manzoniani baresi

                                                               La Luna nei miei stadi


A prima vista si davano a conoscere per individui della specie de’ bravi”. Così scriveva Alessandro Manzoni seduto nel suo studio con vista sul celebre ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno quando descrisse il rustico ciarpame soldatesco che difendeva i feudatari campagnoli dell’Italia del Nord, meglio conosciuti nel romanzo più importante della Letteratura Italiana dei Promessi Sposi come i Bravi.
Gli stessi Bravi, tutt'altro che comasco-lecchesi - diciamo maldestramente levantini - che con puntualità svizzera, han cliccato sul cronometro che sancisce il countdown per Dolcenera Torrente. 
Domani pomeriggio, a proposito di letteratura italiana, in terra più o meno dannunziana, sugli ameni colli teatini dalle parti di Lanciano, se il Bari dovesse malauguratamente perdere, i Bravi mediatico-internauti baresi lo faranno virtualmente saltare: tutt'al più attenderanno in extrema ratio il mezzogiorno (e mezzo) di fuoco sergioleoniano della domenica successiva allorquando il Bari se la vedrà col Modena nel derby ornitologico per eccellenza (galletti contro canarini) nella landa bitrittese abbandonata da dio e dagli uomini tra la via Appia-Traiana e il West, là dove l’humus agreste e bucolico ha preso definitivamente, prepotentemente e, soprattutto, infruttuosamente, il posto di quell'aria spensierata pregna di iodio e di maestrale misto all'acre odor di piscio e cemento che trasudando dai muri, spirava sui gradoni del Della Vittoria, Tempio Dorico del Dio Pallone, pronipote di Iuppiter, di un calcio antico, color Mujesan, pulito e genuino che alla sola idea di riaprire i battenti a questo sporco calcio moderno proposta da qualche audace personaggio locale, diciamo poco incline alle letture della Historia Barensis del Tateo o alle segnalazioni descritte sulla Tabula Peutingeriana o, se preferite, a quelle spiegate all’Ecole Barisienne del mio amico Beppe Vacca, si ribella con tutte le sue forze mostrando i muscoli peuceti, messapi, bizantini, angioini e francesi affinché questo calcio trainato da Bravi manzoniani italioti e seguito con particolare attenzione da nani e ballerine viziati amanuensi di siti carnascialeschi trasudanti di luppolo, questo calcio volgare, bastardo, e in odor di malavita, non entri mai entro quel perimetro ellittico. Per nessuna ragione. Il Tempio Dorico di Viale Maratona, canuto come nessun altro, saggiamente, vuol continuare a vivere serenamente gli ultimi anni che gli rimangono coi soli ricordi, gli unici per i quali si mantiene ancora in piedi.

Dunque, se domani a Lanciano al cambio di Fedato per Pelè-Ibraimovich-Grandolfo (Francesco, che è un bravo ragazzo che sa usare il congiuntivo e che sa parlare come pochi, oltre ad essere un bravo giocatore ha, in realtà, tre nomi), o viceversa, non effettuato o effettuato tardivamente, o se Torrente perseguirà nel far giocare Defendi che, se non ricordo male, secondo la plebaglia webbaiola (non leggo più i forum da mesi)  “porta sfiga” piuttosto che Aprile il quale chissà per quale arcano motivo non viene considerato da Torrente al grido "e ci u hann pigghiate a fa???" senza conoscere i reali motivi, o Sabelli appena rientrato dalla Nazionale e quindi stanchissimo – motivi, questi, decisamente sufficienti per i cospiratori per metterlo sulla graticola - dovesse corrispondere la quarta sconfitta consecutiva, potrebbe scoccare la sua ultima ora in quanto i Bravi levantini baresi, che già mal lo digeriscono, prenderanno a pretesto il cambio non effettuato di Fedato o la scelta di Defendi, perché, diciamocelo, la chiave della sconfitta sarà esclusivamente attribuita a questi cambi. 
Un po' come lo scorso anno quando le prime cellule dei Bravi baresi immatricolate, oggi perennemente fuori corso, all’Università di Conversano che, notoriamente, di calcio non hanno mai capito un tubo, cavalcando l'onda dell'analfabetizzazione mediatico-giornalistica travestiti da tifosi nella loro cialtronesca singolar tenzone contro il sottoscritto, lo accusavano per il mancato gioco espresso trovando le cause nei mancati cambi tra Defendi e Stoian o tra Caputo e Bellomo. 

Non mi rivolgo ai critici convinti e civili ai quali, anzi, stringo la mano pur non condividendone i loro motivi, ma chissà se i suddetti frustrati analfabeti del carrozzone del calcio italiano malato dove il migliore personaggio è un autentico maleducato permaloso ed il peggiore è un delinquente analfabeta, pezzente arricchito, ma espertissimi a digitare periodi preconfezionati di ipocrisia e falsità, avranno notato che l'uso centellinato tanto discusso dai Bravi degli stessi giocatori ragazzini sbarbati da parte di Torrente presi e lanciati come paracadutisti sul campo dolomitico di Borno, lassù, in Val Camonica senza, magari, nemmeno aver salutato i propri cari, ora giocano l'uno in serie A col Chievo e l'altro è diventato il trascinatore del Bari perché nessuno come Bellomo riesce ad impersonare il Masaniello per questa squadra, oltre ad aver fatto entrare nelle casse esigue della società tanti bei soldini serviti per iscriversi al campionato in corso altrimenti domani si sarebbe giocato a Poggiorsini (seppure) e non a Lanciano. 

Forse non se ne sono ancora accorti questi signori grezzi, ebbri di mediocrità, grillini impazziti al pari dei più quotati Bravi manzoniani discendenti di Gutenberg. Del resto la mediocrità, mista alla falsità e all'ipocrisia, col solito pizzico di malvagità, malizia, furbizia e bastardaggine, fa bene a certe persone. L'abitudine le rende sicure, le fa sentire protette. Ed io che accomuno la mente al cuore a differenza loro, e dunque non parlo attraverso le sole intermittenze coronariche che pure battono biancorosso, son contento per loro. Soprattutto adesso che, puntualmente, hanno cambiato idea - o han fatto finta di cambiarla - dando l'impressione di supportare il tecnico campano almeno fino all'ultima vittoria.

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